LA STORIA DI BONNIE
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BONNIE - UNA DISAVVENTURA RESPIRATORIA
Questa è la storia di Bonnie, una gattina di 11 mesi, raccontata da Michela Pozzobon.
I miei gatti non vivono solo in casa, abbiamo un ampio giardino e un bosco. Un sabato sera troviamo Bonnie sotto una pianta che respira male, non si muove. Visti il giorno e l'ora, non mi è sembrato il caso di disturbare a casa il mio veterinario di fiducia, anche se so dove abita e quindi vado in una clinica aperta 24 ore su 24, che si trovava vicino a me e alla quale mi ero già rivolta un paio d‘anni prima.
Bonnie ha il respiro corto e rantola, e mi rendo conto che è una cosa diversa da altri piccoli problemi cui mi hanno abituato la dozzina di gatti che ho, tanto da avere una piccola farmacia per questo genere di patologie (come la pasta per diarrea, creme per gli occhi, pastiglie per i vermi), su cui ho molta esperienza.
la visita
Veniamo ricevuti da un veterinario giovane; inizia a misurarle la febbre (niente) e passa ad auscultare i polmoni.
Passa qualche minuto e mi dice che per sicurezza bisogna fare l’ecografia; naturalmente do il mio consenso. Fa questa ecografia e non è sicuro della diagnosi; c’è qualcosa ma non si capisce; mi dice che bisogna fare i raggi e mi comunica il costo della prima e della seconda radiografia; resto un po’ perplessa sulla sicurezza con cui afferma che ne avrebbe fatte due senza spiegarmi il perché; non ho però voluto fare obiezioni, mi sembrava anche un po’ scocciato e non volevo irritarlo.
Andiamo a fare i raggi; nel frattempo sono già passate due ore dal nostro arrivo, perché c’era un cane prima di noi e poi è stato un bel po’ al telefono per un altro cane. Fa la prima radiografia e subito mi dice che è grave senza dirmi di cosa si tratta, e che quindi bisogna fare la seconda; questo atteggiamento e il tono mi lasciavano sempre più perplessa e cominciavano a infastidirmi.

la diagnosi
Facciamo anche la seconda radiografia e finalmente mi spiega che secondo lui c’è un versamento polmonare per qualcosa che aveva mangiato, che ha bisogno di essere messa sotto sedazione e sotto ossigeno, che ha bisogno di cure speciali e – dulcis in fundo - che avrei dovuto portarla in una clinica a un’ora di strada da noi .
Quello che più mi stupisce e irrita è l’insistenza con cui afferma che avrebbe chiamato quella clinica per dire che stavamo andando; a questo punto mi stanco di questa storia, perché anche loro fanno da ospedale, e so che hanno l’attrezzatura.
In più dopo quattro ore io dovevo andare al lavoro perché avevo un turno domenicale al mattino presto, così gli ho detto che io non potevo andarci. Qui scatta la sua affermazione ad effetto: “la gattina potrebbe anche morire questa notte“ e mi fa firmare una carta per la quale mi prendo tutte le responsabilità se la gattina fosse morta.
Il tutto ovviamente mi crea una certa ansia, anche se sento che quell’atteggiamento è troppo sopra le righe.
Gli chiedo di fare comunque qualcosa per aiutarla a respirare. Gli fa un antibiotico e un antinfiammatorio.
torniamo a casa!
Mi sveglio ogni ora per la tensione e vado a controllare. Bonnie è tranquilla ma ha sempre il solito respiro corto.
Vado a lavorare e durante il lavoro chiamo a casa per sapere. Tutto a posto
Passa la domenica; nel frattempo avevo mandato un messaggio al mio veterinario, sperando che lo leggesse (ma so che lui non risponde mai ai messaggi, è negato per la tecnologia) e a una sua collega, che mi ha invitato ad andare ...proprio in quella clinica dov’ero stata!

ma quale versamento...
Finalmente è lunedì. La porto dal mio veterinario con le carte delle dimissioni della clinica, lui l’ausculta e mi fa la sua diagnosi: ha bisogno di un broncodilatatore, ha un po’ di febbre. Già il pomeriggio sta meglio, vuole mangiare; seconda dose il martedì e già comincia a correre e a miagolare. Ora sta benissimo e ha ripreso ad essere lei. Secondo il mio veterinario poteva essere stato un attacco d’asma per qualcosa che aveva respirato.
Pochi giorni fa Bonnie ha avuto un’altra crisi e il mio veterinario l’ha vista subito confermando che è proprio asma.
morale della storia
Presento questa esperienza per avvisarvi sempre di fare molta attenzione quando andate in queste cliniche per emergenze; in questo caso il dottore ha evidentemente preso una cantonata e questo può anche starci, ma quello che ritengo inammissibile è il “terrorismo” con cui ha cercato di convincermi di malattie inesistenti che necessitavano di cure in un’altra clinica.
BONNIE NE E' USCITA VIVA E FELICE,
E LO SARA' ANCORA DI PIU'
OGNI VOLTA CHE QUALCUNO,
LEGGENDO LA SUA STORIA,
POTRA’ EVITARE CASI DI
MALASANITA' VETERINARIA
E SE CONTRIBUIRA'
AD OTTENERE PER LEGGE
UN VERO CONSENSO INFORMATO
E UNA VERA CARTELLA CLINICA
ANCHE PER I NOSTRI
FAMILIARI NON UMANI.