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NON SI UCCIDONO COSI' NEANCHE LE FARFALLE!

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NON SI UCCIDONO COSI' NEANCHE LE FARFALLE!




Fra le fantasiose trovate pubblicitarie con uso di animali, si sta diffondendo quello della liberazione delle farfalle, decisamente meno problematica e costosa dell'analoga liberazione di colombe.
Fra i sostenitori di questa nuova moda vi è il gruppo Hera, che nel suo sito pubblicizza e se ne vanta così:

LANCIO DELLE FARFALLE

Flower Show Firenze 13 Settembre 2020 ore 15:30
Giardini di Villa Corsini

Le chiamano le perle dell’aria, i fiori volanti, sono il simbolo della primavera, della leggiadria e dell’eleganza. Sono le farfalle, gli insetti colorati che volteggiano nell’aria durante la bella stagione. Attenzione però! I lepidotteri non sono solo belli, hanno anche un importante ruolo ecologico. Svolazzando di fiore in fiore essi assicurano l’impollinazione incrociata delle piante e quindi la salubrità dell’ambiente. Questi preziosi alleati della bellezza e della ecologia sono in crisi: l’agricoltura industriale e la cementificazione selvaggia ha ridotte le loro popolazioni. Vogliamo riportare questi preziosi alleati dell’ambiente anche nelle città ed è per questo che organizziamo eventi in cui vengono
lanciate numerose farfalle autoctone. https://heracomm.gruppohera.it/eventi/lancio-farfalle-firenze

L'idea è stata entusiasticamente accolta dal Flower Show di Firenze che così la presenta:

In collaborazione con il Gruppo Hera, dopo un’interessantissima introduzione dell’entomologo Gianumberto Accinelli, che ci parlerà dell’importanza di questo insetto in natura e ci svelerà tantissime curiosità, centinaia di farfalle saranno liberate nell’ambiente con un effetto spettacolare.
L’evento è finalizzato a ripopolare la natura con questi insetti impollinatori che svolgono una funzione preziosissima nella riproduzione di molte specie vegetali e per l’equilibrio dell’ecosistema.

la strage è servita

Com'è andata a finire a Firenze, lo si vede nella foto del post pubblicato sul gruppo Facebook Insetti e altri artropodi - un fantastico mondo da scoprire  da una visitatrice, che scrive:

In occasione del Firenze Flower Show, era previsto un incontro con Gianumberto Accinelli con la liberazione finale delle farfalle. Le farfalle erano chiuse in una teca di plexiglas e posizionate sotto il sole dalle ore 15:00, la liberazione era prevista per le 15:30. Alle 15:35 segnalo alla sicurezza che le farfalle sono in sofferenza, smuovono un po' la teca ed inizia la conferenza. Alle 16:05 alzano la teca: nessuna farfalla si alza in volo, questo lo scempio.
La denuncia di quanto accaduto scatena una marea di reazioni anche sui siti della stampa nazionale (vedasi in fondo)


A questo segue il Comunicato stampa di risposta degli organizzatori, che potete leggere cliccando sull'immagine.

Cuore dell'intervento degli organizzatori è questo:
L’evento ha l’obiettivo di sostenere il ripopolamento dell’ambiente con specie autoctone di lepidotteri spesso decimati dall'impiego di prodotti per la disinfestazione, contenenti sostanze nocive non solo per i parassiti e gli insetti che producono danni alle piante. Una finalità divulgativa e informativa perseguita per conoscere meglio l’ambiente, le sue dinamiche e relazioni, nonché il ruolo fondamentale degli insetti nell'ecosistema. Inoltre vengono liberati unicamente individui appartenenti a specie autoctone e migratrici per non inficiare la genetica di farfalle locali e stanziali.
L’evento è gestito con la consulenza e la partecipazione di esperti come il Prof. Gianumberto Accinelli, dottore di ricerca in entomologia applicata presso l’Università di Bologna, che nell’occasione tiene una breve lezione di entomologia. (...)
Il lancio delle farfalle segue tutti i criteri del benessere animale. Le farfalle viaggiano al fresco all'interno di comode e capienti scatole. Le farfalle, prima dell’evento, vengono posizionate in una ampia scatola di plexiglas, costruita appositamente a loro misura,  provvista di larghe fessure per l’aria e nella quale hanno a disposizioni delle piante fiorite per la loro alimentazione.
(...) Probabilmente una delle piante introdotte nella teca a scopi alimentari pochi minuti prima dell’evento (si suppone un rametto di alloro) era presumibilmente contaminato da insetticidi a largo spettro di azione, di quelli utilizzati come adulticidi per le zanzare. Queste sostanze uccidono tutti gli insetti, farfalle comprese e molto spesso vengo usati impropriamente e in quantità eccessive. "

Belle parole senza dubbio, ma il gruppo su cui è stato postato il comunicato è gestito e frequentato anche da entomologi, che non bevono tutto quello che gli viene propinato (a partire dall'alloro a scopi "alimentari") e qui vediamo alcune loro reazioni:

Roberto A. Pantaleoni
"L'evento ha l'obiettivo di sostenere il ripopolamento dell'ambiente (prosegue con la citazione restante del comunicato NdR) (...) Inoltre vengono liberati unicamente individui appartenenti a specie autoctone e migratrici per non inficiare la genetica di farfalle locali e stanziali."
Stiamo parlando di cavolaie!!! Sicuri di queste affermazioni?

Riccardo Poloner Poloni
La verità è che queste "liberazioni" di farfalle hanno come scopo quello di stupire un pubblico e non di istruirlo a una conoscenza consapevole delle farfalle e lo stupore serve a far incassare più biglietti.
Detto ciò il fatto che una teca lasciata al sole non rechi danno alle farfalle perché amano il caldo è come dire che si può mettere una persone a cui piace il mare sotto il sole delle due del pomeriggio senza cibo né acqua. Le farfalle si disidratano in fretta e senza potersi riparare se lo vogliono e alimentarsi, rischiano di surriscaldarsi e di perdere energie.
Se si vuole fare divulgazione, la liberazione di farfalle è veramente poco istruttiva, a meno che non si tratti di liberazione di specie protette riprodotte in cattività a scopo conservazionistico. In più, liberare una cinquantina di farfalle di una specie già comunissima e diffusa in mezzo globo, dopo averle lasciate in frigo per giorni non ha nessuna ricaduta positiva perla popolazione.
L'unica ricaduta è lo spettacolo.

William Di Pietro
Si ma introdurre specie, anche autoctone a casaccio in giro non è quanto di più diseducativo possa esserci? I ripopolamenti vanno studiati perbene onde evitare di inquinare geneticamente le popolazioni. Non importa se è sempre la stessa specie. Le specie sono una invenzione umana... Una cavolaia siciliana e una piemontese avranno qualcosa di diverso no?
(altro commento dello stesso autore)
Ma riflettete sul fatto che stavano per essere liberati individui prelevati chissà da dove e cresciuti in cattività. Che male c'è direte... Il gesto potrebbe anche sembrare nobile ma è molto insidioso. I programmi di ripopolamento non sono materia per tutti. Vanno studiati a tavolino conoscendo L'INTERA BIOLOGIA DI UNA SPECIE e le condizioni dell'ecosistema in cui si vanno a immettere gli individui. Liberare animali in ecosistemi senza risorse atte ad ospitarli li condannerà a perire miseramente. Inoltre liberando così a casaccio animali si inquinano geneticamente le popolazioni locali con varianti geniche che non sarebbero mai arrivate ivi e se per dire qualche individuo avesse iniziato a differenziarsi (per poi in tot generazioni dare origine a una nuova entità tassonomica) il processo andrebbe inevitabilmente rovinato.
Senza considerare che animali allevati e riliberati possono introdurre dove arrivano nuovi parassiti.
Un macaone di Milano e un macaone di Firenze sono apparentemente sempre macaoni, ma vivono in condizioni ambientali (ad esempio microclimatiche ma non solo) differenti e la loro diversità è patrimonio da tutelare, senza orridi teatrini e buffonate per rendere una manifestazione più colorata e finta amica del verde.

Filippo Fabiano
l'aspetto che, ovviamente, esecro è quello della liberazione di materiale allevato, che, a dispetto di tutti i tentativi di farla apparire cosa non dannosa, anzi positiva, da parte di chi "dovrebbe" intendersi di entomologia, resta, come tutti sappiamo, pratica da evitare nel modo più assoluto. Mi coinvolge meno l'aspetto animalistico della cosa visto che viviamo di una agricoltura che stermina a miliardi di queste farfalle, tra "sofferenze' ben lontane dall'occhio mediatico.

Piero Leo
Certo, un'azione fatta con la giustificazione ingannevole di "sostenere il ripopolamento dell'ambiente" ma, in realtà, volta ad attrarre e gratificare un pubblico pagante.

Rolando Lualdi
In conclusione vediamo di riassumere l'ipotesi più probabile di quanto è successo. I pesticidi non dovrebbero c'entrare nulla. Crediamo sia stata la concausa di due eventi e cioè l'evaporazione degli oli tossici dell'alloro, come suggerito dal prof. Roberto A. Pantaleoni, agevolata dal surriscaldamento eccessivo della teca in quanto dotata di aerazione insufficiente per una lunga permanenza sotto il sole. Spero che se l'anno prossimo si deciderà di ripetere questo controverso evento di dubbia utilità durante la manifestazione si tenga conto del consiglio di valutare bene come gestire la teca in modo da garantire un ambiente, se pur provvisorio, in cui gli animali non abbiano a riportare danni fisici.


il filmato della "liberazione"

A completamento del tutto, un paio di giorni dopo appare il filmato dell'apertura della teca girato da un visitatore e la performance del prof. Accinelli non risulta molto brillante. Non si accorge neanche subito che tutte le farfalle sono morte e dice: "E' successa una cosa, che han messo delle piante che forse hanno degli insetticidi, forse, è la mia spiegazione... insomma sono un po' immobili 'ste poverette, mentre mezz'oretta fa erano vivissime adesso sono un po' rimbecillite".
Cliccate sull'immagine per vederlo e leggere i commenti...

liberare farfalle? Lasciamo perdere!

Liberare le farfalle può sembrare una bella cosa, ma non è così. A parte lo stress che devono sopportare (prima di essere infilate nelle "comode scatole" di cui parlano gli organizzatori, devono essere "raffreddate" perché non danneggino le ali sbattendo nelle stesse, ed è anche invalso in altri caso l'uso di infilarle in bustine, così stanno belle ferme...), è anche ecologicamente dannoso.

Ce lo spiega bene Cecilia Riva, che da anni lavora nel campo entomologico e in particolare dei lepidotteri (le farfalle) ed assieme ad Alessandro Colombo ha redatto queste motivazioni.

1-LIBERARE POCHE FARFALLE PUO' UCCIDERNE MOLTE ALTRE:
Le condizioni di allevamento che tanto ci incuriosiscono e ci fanno imparare sono, come ovvio, molto diverse da quelle che in natura incontrebbe un bruco.
E' proprio qui che (purtroppo) si nasconde l'inghippo, infatti in un ambiente chiuso e con cibi differenti da quelli naturali, diverse malattie di diverso genere potrebbero svilupparsi e colpire i bruchi, le pupe o gli adulti appena sfarfallati, ma senza ucciderli.
Queste malattie, siano esse causate da funghi, batteri o virus non sono mai venute a contatto con la popolazione selvatica, che quindi non sarà in grado di fronteggiare questa minaccia perendo sotto di essa...(d'altronde sappiamo quanto facilmente si possa diffondere un patogeno).
Riassumendo in modo terra terra, la farfalla che liberate potrebbe essere il paziente 0 e portare al declino della sua specie e magari di altre con cui viene in contatto (e non è un'ipotesi surreale ed estrema, è molto probabile se non addirittura già in atto).

2-INDEBOLIMENTO GENETICO:
Qualsiasi essere vivente selvatico è sottoposto alla ben nota selezione naturale.
Questo comporta che un individuo i cui geni non sono adatti alla sopravvivenza non arriverà alla riproduzione.
Sei un bruco e hai un pessimo sistema immunitario? Benissimo, ti ammalerai e morirai.
Sei un bruco che fa una crisalide marrone su uno stelo verde o viceversa, benissimo, verrai predato.
Tutto questo è utile a garantire che dei geni inadatti non vengano trasmessi alle nuove generazioni in quanto l'esemplare in questione non arriverà alla riproduzione.
Ora provate a pensare ai bruchi che avete allevato con tanto amore, al riparo dalle malattie "selvatiche" e con qualsiasi comodità... nessuno di loro viene sottoposto a selezione naturale e, una volta liberato, sarà libero di accoppiarsi con un individuo che invece è arrivato a fatica a quell'accoppiamento.
I figli di questa coppia avranno una grossa probabilità di ricevere dei geni inadatti alla sopravvivenza in natura e che di conseguenza morire... questo non sarebbe successo se il posto "rubato" dall'individuo allevato fosse invece stato occupato da uno selvatico.
Liberando quattro macaoni, per fare un esempio, avremo potenzialmente fatto in modo che quattro femmine (magari anche quelle liberate da noi) depongano uova inutilmente dato che i bruchetti moriranno con buona probabilità.

3-INQUINAMENTO GENETICO
Nessuno di noi sa da che popolazione provengono i bruchi che stiamo allevando, questo porta inevitabilmente a liberare delle farfalle che con buonissima probabilità sono di una popolazione differente.
Le conseguenze di questa azione possono andare dal semplice variare un patrimonio genetico di una zona (che non è affatto da prendere alla leggera) alla perdita di sottospecie localizzate che non riappariranno mai più.

4-LIBERARE FARFALLE NON NE AIUTA LA POPOLAZIONE
I problemi che i lepidotteri si trovano ad affrontare, non sono certo risolvibili liberando alcuni esemplari, infatti l'eccessiva coltivazione, l'uso di prodotti chimici come insetticidi e diserbanti e la distruzione degli habitat non guardano in faccia alle cinque o sei cavolaie che liberate che anzi possono causare ancora più danni (vedi i punti precedenti)

5-CAVOLAIE
Le farfalle del genere Pieris (ovvero le cavolaie) sono assidue frequentatrici degli orti dove depongono le uova e a volte fanno danni considerevoli.
Per questo l'essere umano le combatte da sempre e ha addirittura formulato insetticidi mirati proprio al loro sterminio.
Mettendo in giro nuovi esemplari è probabile che in modo direttamente proporzionale aumenti anche l'utilizzo di pesticidi, causando danno non solo alle farfalle liberate ma anche alle congeneri selvatiche e all'ambiente.


fermiamo questi "eventi"

In questo particolare caso è evidente la violazione dell'articolo  727 del codice penale (per la parte "chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze").
Più complesso dimostrare la violazione dell'art 544 ter in quanto va dimostrato il dolo quanto meno eventuale (cioè essere consapevoli che il proprio comportamento può comportare il rischio che avvenga il fatto sanzionato); però, stando alla descrizione degli eventi della testimone, gli organizzatori sarebbero stati avvisati e sono intervenuti solo parzialmente e qualora fosse confermato ne avrebbero provocato così la morte, invece di fare l'unica cosa necessaria, cioè liberare subito le farfalle (caldo o insetticida che fosse).
Quanto alla rilevanza sociale essa è resa palese dal fatto che sul post sono giunti in un paio d'ore oltre 260 commenti in gran parte indignati (tanto che i moderatori hanno preferito disattivare la possibilità di commenti) e in un giorno è stato condiviso da più di tremila persone. Risulta soddisfatto quindi anche il criterio dell'offesa del sentimento per gli animali.

Tuttavia  se la responsabilità penale è personale, quella morale non lo è,  quindi è importante far capire alla Hera e al Firenze Flower Show che molte persone in tutta Italia sono rimaste indignate per quanto accaduto e che sarebbe bene che rinunciassero per sempre a queste brillanti forme pubblicitarie; danneggiano infatti la loro immagine pubblica.
Visto poi che il protagonista dell'evento era un entomologo, è anche opportuno scrivere alla Società Italiana di Entomologia chiedendo che prenda una posizione nettamente contraria all'utilizzo di insetti per questi "show", che non insegnano certo il rispetto e la valorizzazione degli stessi insetti.
Copia per conoscenza della mail arriva anche a noi.

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